Una recensione che mi ha commosso

In *Recensioni, Cavalier Hak by Hagar LaneLeave a Comment

Cavalier Hak ha ricevuto una recensione bellissima, che mi ha commosso. Il mio romanzo o si ama o si odia, ed Elisa lo ha amato. La riporto qui di seguito, ma soprattutto la porterò sempre nel mio cuore, perché quando Cavalier Hak fa nascere parole come quelle che Elisa ha scritto, sento tanta forza in me per scrivere ancora.

 

Elisa

Recensito in Italia il 26 novembre 2021

Magnifica, affascinante, incantevole: potrei continuare con tanti, tantissimi altri aggettivi per cercare di trasmettere ciò che quest’opera mi ha dato.
Un fantasy che è molto di più, forse perché, come scrive l’autrice nelle note finali, è stata ispirata a scriverla dalla connotazione che viene data all’epoca in cui stiamo vivendo: “Nuovo Feudalesimo”. E di spunti di riflessione, leggendo le vicende della protagonista e di tutti i personaggi che la circonderanno, ce ne sono davvero tanti e incredibilmente attuali.
La storia del Cavalier Hak si snoda attraverso l’incedere della supremazia fasulla e devastante della superficialità umana, in un mondo diviso in regni, casati, draschi, tutti sotto l’egemonia della Congrega dei Giusti. Giusti solo di nome, non certo di fatto.
L’accuratezza con cui viene descritto il buio che circonda le vite dei protagonisti, le ingiustizie e le barbarie a cui sono costretti è ammirabile.
Ogni singolo personaggio, da Hak all’ossimoro per eccellenza, ovvero Giusto Innocente, il sommo governatore della Congrega, ha uno spessore tale da essere quasi tangibile.
Molte sono le frasi che mi hanno colpita, profonde, dolcissime, come quelle che la protagonista vorrebbe esternare alla donna che ama, Marlem.
“Quando le sono vicino, o anche soltanto la penso, sento di afferrare il senso della vita con entrambe le mani”; “Lasciate scorrere il mio amore, Marlem, giacché né io né voi abbiamo il potere di fermarlo. Se mi ricambierete, il fiume risalirà la montagna e alimenterà la sorgente stessa che l’ha creato. Se non mi ricambierete, galopperà fra le valli, invece, è sì riverserà nel mare a confondersi con le onde di mille sentimenti possibili.”
Una grande storia d’amore, dolce e straziante, tessuta in un arazzo in cui i colori prevalenti sono il rosso del sangue e il nero della morte.
Hak è un’eroina dagli alti valori morali, che farà di tutto per sconfiggere la crudeltà e l’ingiustizia; un’eroina umana, con tutte le frustrazioni e i dubbi che rendono questo personaggio ancora più realistico.
“Mi chiedo il senso delle cose e non lo trovo quasi mai. Forse siamo all’inferno e non lo sappiamo”. Si pone infinite domande, si strugge per il suo popolo e per il suo amore. Intorno a lei ruotano altri personaggi, creature fantastiche e luoghi incantati. Bellissima la descrizione della foresta, dove Hak incontrerà una creatura metà serpente metà ragno, che porterà un grosso cambiamento in lei.
E poi la Regina delle Fate, tanto saggia quanto inflessibile. Una frase in particolare, detta dalla fata, mi ha colpita, mentre parlava del popolo che vedeva l’avvicinarsi della sottomissione a cui sarebbe stato costretto: “… Sanno perfettamente che perderanno la libertà, ma dinnanzi alla difesa dei loro beni più cari preferiscono non vedere e non sapere.” Allude al bene dei propri figli, delle mogli, disposti quindi a sottomettersi piuttosto che mettere a repentaglio la loro vita.
Una mia personale riflessione: Quante volte è successo? Quante volte abbiamo finto di non vedere, non sapere, per proteggere quello che per noi è tutto?
Molto interessanti e affascinanti poi le parti in cui vengono descritti gli Dei dell’Olimpo, le loro storie; affascinanti quanto disturbanti le inumane costrizioni della Congrega, in modo particolare le torture. In un editto, che venivano emessi a spron battuto, si leggeva: “Il sospetto di aver compiuto la depravazione eretica costituisce esso stesso la massima prova di reato poiché il sospetto non è altro che la mano di Dio calata sulla Terra a indicarci gli empi.”
La religione usata come arma di distruzione, la caccia alle streghe, la diffamazione. Siamo così lontani da quei tempi?
Nel libro si menziona anche Giovanna D’Arco, prima valorosa condottiera, poi condannata al rogo. Perché le donne non potevano permettersi di impugnare una spada, le donne erano schiave degli uomini e, come tali, prive di ogni diritto.
Venivano messe al rogo perché additate come streghe, usate per soddisfare la bramosia dei ricchi e, per giunta, dovevano persino pagare loro una “decima”.
“Non può esistere un uomo veramente libero finché ci sarà una sola donna schiava” è invece il pensiero di Hak, ed è anche il mio. Perché, malgrado non siamo più nel Medioevo, continuiamo a leggere, vedere abusi e violenze inaudite contro donne che, purtroppo ancora e per certe menti alienate, vengono considerate come meri oggetti.
In un susseguirsi di battaglie cruente e spietate, sia in terra che in mare, arriverà anche la Peste Nera, che assumerà un “ruolo” nel divenire della storia.
Merita una citazione particolare Mercuria, fedele aiutante di Hak, colei che le farà conoscere le storie dell’Olimpo e la guiderà con la sua magica saggezza.
Vorrei scrivere molto altro, di Pante, di Tor, di Alexandra, di Serio; della bellissima metamorfosi della libellula ma, credetemi, non riuscirei a trasmettere tutte le emozioni che ho provato leggendolo.
Un romanzo che merita, molto!

Leave a Comment