Scrittura e Sceneggiatura (Parte 2)

In I miei Editoriali, Timbro e firma by Hagar Lane

Nel post Scrittura e Sceneggiatura (Parte 1) ho parlato dell’importanza per uno scrittore di studiare un po’ di sceneggiatura cinematografica. Faccio ora un esempio di tale uso in Cavalier Hak, e in Scrittura e Sceneggiatura (Parte 3) ne farò un secondo (la dissolvenza).

Cambio dell’Inquadratura – Il Punto di Ripresa – Movimenti di Camera

C’è un punto nel Libro Secondo di Cavalier Hak  in cui la scena si ramifica in quattro direzioni, che sono il viaggio di Veronico, Settimo, Ortensio e Hak in quattro differenti terre. Dal cap. 19 al cap. 26 si seguono, cioè, in parallelo le avventure dei 4 cavalieri nel Regno delle Possibilità (Veronico), ne Le Grotte del Diavolo (Settimo), nel Regno dei Giusti (Ortensio) e nel Regno delle Arti e delle Lettere (Hak).

Nei film questo parallelismo si realizza col cambio di scena, ma avendo cura di usare degli accorgimenti più o meno creativi e raffinati (movimenti di camera, semplici o composti). Un cambio di scena secco, infatti, non è in grado da solo di trasmettere al telespettatore che in quel momento gli eventi stanno accadendo contemporaneamente. Analogamente nei romanzi si può comunque e sempre cambiare semplicemente capitolo per cambiare scena, ma quando si vuol descrivere la contemporaneità degli eventi è bene usare stratagemmi creativi e sottili al pari di un regista.

Ad esempio, Paula Hawkins in “La ragazza del treno” ha etichettato interi gruppi di capitoli col nome di una delle protagoniste (dimensione spaziale) – Megan, Rachel o Anna – e ha messo giorno e ora in testa ad ogni capitolo per marcare ulteriormente gli eventi (dimensione temporale). Lei ha fatto così per tutto il romanzo, e può piacere o meno come stratagemma, ma senz’altro la scrittrice è riuscita nel suo intento in modo efficace. Di questo stiamo parlando: di tecnica e non di gusti personali.

Come rappresentare in un romanzo il movimento della telecamera che velocissimamente viaggia nello spazio e nel tempo a rappresentare la contemporaneità di eventi che accadono in luoghi diversi?

Spesso si usano le parole per indicare la contemporaneità degli eventi, ma io voglio proporvi in questo post qualcosa di visivo, che rimandi inconsciamente alle tecniche cinematografiche, infinitamente più potenti di qualsiasi parola. Sto parlando espressamente dei “movimenti di camera”.

Dal cap. 23 al cap. 26 del Libro Secondo di Cavalier Hak si può capire quale stratagemma ho usato per spostarmi da una scena all’altra senza usare il mero cambio capitolo (che di per se non dice nulla sulla contemporaneità degli eventi) o scorciatoie del tipo “In quel momento“, “Nel frattempo“, etc.

Stiamo parlando di 4 scene diverse nelle quali si svolgono contemporaneamente dei fatti, e io ho immaginato cosa avrebbe fatto un regista in quel caso, e cioè come avrei voluto vedere quel cambio di scene al cinema. Ecco che ho fatto entrare in gioco la “sfera magica di Mercuria”, che diventa una sorta di portale spazio-temporale per l’occhio della cinepresa, cioè per il telespettatore, come anche per il lettore del romanzo. Attraverso la sfera magica, per tre volte, ho fatto spostare il lettore da una scena all’altra esattamente come accadrebbe in un film.

Fine Cap. 23:Mercuria si guardò fissa negli occhi con Serio, mentre nella sfera di cristallo Veronico montava a cavallo e si dava al galoppo. La strega impose nuovamente le mani sulla sfera e, quando le tolse, lei e Serio videro Settimo in una grotta, seduto a terra vicino al fuoco.

Fine Cap. 24:Mercuria e Serio fecero un lungo respiro, poi la strega impose nuovamente le mani sulla sfera, ruotandole nell’aria a formare delle spirali, e la sfera si annebbiò. Quando il fumo svanì, videro Ortensio e Innocente con la testa rivolta verso l’altro a guardare delle vetrate.

Fine Cap. 25: … Quando Ortensio montò a cavallo Mercuria roteò le mani sulla sfera magica e la offuscò.

Inizio Cap. 26: Mercuria bevve e camminò a lungo pensierosa attorno alla stanza prima di sedersi e imporre ancora le mani sulla sfera magica. Quando la nebbia svanì, vide Hak e Alexandra salire insieme una scalinata di marmo bianco, ripida e con tre lunghe rampe, una centrale per le persone di rango e due laterali, più piccole, per le persone comuni ...

Fine Cap. 26: Dopo quelle parole Mercuria offuscò le immagini e si portò le mani al viso per coprirsi gli occhi.

Le frasi riportate in quei capitoli sulla sfera magica, che preparano il cambio scena del capitolo successivo, a quali movimenti della telecamera corrispondono esattamente?

C’è lo ZOOM IN, cioè l’attenzione del lettore (l’occhio della telecamera) che si focalizza nella sfera magica, dalla quale appare il frame di apertura della nuova scena (leggi: capitolo successivo). Per questo fai riferimento anche a quello che nella cinematografia americana viene chiamato MONTAGE. E’ un termine francese che sta a indicare una breve sequenza dove le varie inquadrature si susseguono rapidamente, allo scopo di rappresentare un passaggio temporale o spaziale.

Il fumo che avvolge la sfera magica simboleggia la cosiddetta ROTAZIONE, invece, nella quale la nuova scena e i nuovi personaggi si preparano ad apparire. La rotazione è spessissimo usata per rappresentare l’onirico, il viaggio nel tempo, etc. Nel caso di Mercuria la rotazione diviene anche magica, e quindi il movimento delle sue mani e del fumo che avvolge la sfera è, più esattamente, a forma di spirale.

Appena il fumo scompare si assiste, invece, alla cosiddetta CARRELLATA AVANTI, cioè la telecamera corre velocemente verso il centro della nuova scena.

Le PANORAMICHE verticali, orizzontali e oblique non ci sono a inizio dei capitoli 23-24-25-26, perché semplicemente si trovano nei capitoli dal 19 al 22, dove vengono descritti i 4 regni nei quali si trovano Veronico, Settimo, Ortensio e Hak. Ecco che aprire i capitoli dal 23 al 26 con parole che rappresentassero la panoramica della telecamera su quei 4 mondi differenti sarebbe stato, a mio giudizio, ridondante, e per tale motivo non l’ho fatto.

Avevo bisogno di uno stratagemma per creare l’effetto sogno, l’effetto viaggio spazio-temporale, l’effetto zoom in avanti e tutto quanto avrei voluto vedere in un film. Attraverso la sfera magica di Mercuria ho potuto farlo in modo semplice ed efficace.

Quando per un attimo si torna dal regno mostrato nella sfera magica alla stanza di Mercuria, si ha il cosiddetto ZOOM OUT, e poi c’è lo STACCO sulla nuova scena attraverso l’audio sul dialogo in corso tra i personaggi, come nel caso di Ortensio e Innocente dinanzi alla vetrata colorata.

I capitoli dal 23 al 26 partono nel bel mezzo dei dialoghi e saltando pezzi di descrizione di poca o nessuna importanza (es: non descrivo la scena nella quale viene ordinato a Settimo di togliersi l’armatura e quando gli legano le mani, né descrivo il saluto fra Hak e Alexandra o come Ortensio e Innocente si sono ritrovati di fronte al grande rosone a mosaico) perché è questo che avviene nei film quando si passa da una scena all’altra e si vuol dare una sensazione di contemporaneità degli eventi.

Qui il link alla terza e ultima parte del post: Scrittura e Sceneggiatura (Parte 3), dove parlerò della “DISSOLVENZA”, che tanto spesso si vede nei film. Si può creare in un romanzo? La risposta è sì, naturalmente. Farò un esempio di come l’ho realizzata in Cavalier Hak, così che potrete capire come si fa. Capirete anche che ragionando in questo modo, ossia facendo continuamente il raffronto fra la scrittura e la cinematografia, si evita l’errore spaventoso che molti scrittori in erba fanno: spiegare troppo. E’ un errore terribile, sia quando si presenta nella voce narrante che quando lo si commette nei dialoghi. Ebbene, chi studia sceneggiatura e/o regia NON lo commette mai, ritengo, perché sarà spontaneamente portato a mostrare e non spiegare, e a mostrare ogni cosa al momento giusto, e non prima e non dopo.

Vostra, Hagar