Il Lavoro analizzato per categorie

In La Voce di Hagar, Timbro e firma by Hagar Lane

Continuo il discorso sul Lavoro iniziato col post: “Il Lavoro: Dall’Età dell’Oro all’Età del Ferro”. Vi ricordo, a tal riguardo, di guardare il bellissimo video di Alessandro Barbero che ho linkato in fondo a quel post, intitolato: “Il mito dell’età dell’oro dall’antichità al Medioevo”.

Per capire qualcosa di più sul lavoro analizziamo come si è suddivisa la società italiana oggi. Lo farò con una freddezza agghiacciante, perché ritengo che se non si vede la realtà per quello che è veramente, non si possono trovare le soluzioni per risolvere i problemi. Analogo discorso può essere fatto, chiaramente, per molti altri Paesi e non solo per l’Italia.

Analizziamo attività e denaro insieme, e raggruppiamo le persone per categorie. Vediamo quali categorie fanno arricchire la collettività e quali la fanno impoverire, analizzando le cose da un punto di vista prettamente economico.

  1. ALTA FINANZA. In questa categoria vi stanno gli uomini dell’alta finanza, che traggono ingenti profitti da investimenti bancari e finanziari, non dal lavoro, cioè non producono né beni né servizi. Sono gli stessi uomini, in realtà, che spesso creano le cosiddette “fluttuazioni di mercato”, cioè sono anche i detentori delle informazioni circa le variazioni di valore delle azioni (sanno cosa le aziende faranno domani e se il titolo in Borsa per qualche motivo schizzerà verso l’alto o sprofonderà verso il basso), di conseguenza fanno spesso investimenti a rischio praticamente nullo, arricchendosi con una banalissima attività di compra-vendita di titoli, cioè con dei semplici click su una tastiera. Sanno spesso quando comprare e sanno quando vendere: con due click al momento giusto “guadagnano” montagne di denaro, facendo marameo a chi si sbatte da mattina a sera per portare il pane a casa. Tali finanzieri hanno spesso i loro conti correnti in paradisi fiscali, tra l’altro, e in ogni caso godono di una tassazione agevolata rispetto alla tassazione sul lavoro, che per me non trova giustificazione alcuna, se non quella di voler alimentare le caste. Fino al 2011 questi signori pagavano il 12,5% di tasse, nel 2014 l’aliquota è stata portata al 20%, e nel 2016 al 26%. Ma il lavoro è tassato al 50% e più, produce ricchezza (beni e servizi), e da posti di lavoro. Ecco che questa categoria la definirei dei “PARASSITI”, nel senso biologico del termine. Con questa categoria la collettività perde ricchezza, è evidente, giacché quasi mai quei capitali sono creati o investiti nel lavoro. E’ noto a tutti, infatti, come i lavoratori tremino quando scoprono che la loro azienda è stata acquistata da un Fondo Finanziario, perché quasi sempre l’azienda finisce smembrata, venduta nella sua parte migliore (che tipicamente è il valore del marchio), e tutto il resto viene buttato al macero (leggi: perdita di grandi quantità di posti di lavoro).
  2. IMPRENDITORI-EMIGRANTI. Costoro hanno usufruito degli aiuti di Stato per 50 anni, e famosissimo è il caso Fiat al riguardo. Sempre più aziende vengono delocalizzate laddove la manodopera costa pochissimo (leggi: schiavitù) e/o le tasse sono molto più basse che in Italia, inoltre non vi sono leggi ferree da rispettare – investimenti da fare – sul tema della sicurezza nel lavoro. L’Italia non può certo ergersi a maestra in quanto a sicurezza sul lavoro, ma vi sono Paesi che sono messi ancora peggio di noi. Ecco che questi imprenditori si stanno arricchendo sulla schiavitù di popoli nostri vicini di casa, molto spesso, come i Paesi dell’Europa dell’Est. Immense quantità di capitali hanno lasciato o stanno lasciando l’Italia, le tasse non vengono più versate nel nostro Paese, che in compenso aumenta il numero dei disoccupati. E non sto considerando solo i dipendenti di queste aziende, ma anche tutto l’indotto, che a sua volta va in crisi o fallisce. Questa categoria la chiamo dei “DESAPARECIDOS”  – letteralmente gli SCOMPARSI – giacché spesso la delocalizzazione avviene ad opera di imprenditori che in Italia fatturavano molto e non avevano problemi di bilancio, sicché spariscono immensi capitali, ma anche perché nessuno investe più in Italia, cioè stanno scomparendo anche gli imprenditori. Con questa categoria la collettività perde ricchezza, giacché si perdono ingenti quantità di posti di lavoro, investimenti in ricerca e sviluppo e in tecnologia, brevetti persino, e tasse versate allo Stato.
  3.  STATALI. Questi sono al momento le persone che possono davvero considerarsi immerse nella bambagia. Sono i dipendenti statali che, se svolgono il loro lavoro senza timbrare e andarsene al mare, ricevono uno stipendio mensile sicuro, contributi sicuri, nessuno potrà mai licenziarli e avranno la pensione assicurata. In questa categoria troviamo anche tutte le persone che indossano una divisa, e sono tantissime, buon per loro. Questa è la categoria degli “INTOCCABILI”, ma lo dico con tutto il rispetto. L’appellativo è legato solo al fatto che fra un dipendente statale e un dipendente aziendale oggi c’è un abisso in termini di diritti umani e lavorativi riconosciuti loro dallo Stato, come vi fossero davvero figli e figliastri. Nel Pubblico la maternità e la malattia sono diritti sacrosanti, solo per fare un esempio, ma nel privato non lo sono più perché, “grazie” all’abolizione dell’art. 18, puoi tranquillamente perdere il posto di lavoro per quei motivi. Questa categoria dovrebbe far arricchire il Paese in termini di servizi e brevetti (penso anche al CNR e alle migliori Università), se i ricercatori non fossero costretti a fuggire dall’Italia, e con loro tutte le menti più brillanti del Paese. Dico questo perché nessuno ha ancora capito che la ricchezza di un Paese si misura anche dal numero e dal tipo di brevetti che detiene. In realtà, considerando che le menti brillanti scappano via dall’Italia, e considerando che una volta Mentana disse che ormai solo nel weekend non dava notizie di corruzione, ma dal lunedì al venerdì le notizie di nuovi casi di corruzione scoperti erano diventate una costante del suo telegiornale, possiamo dire, allora, che anche questa categoria non crea ricchezza per il Paese, se pensiamo ai tanti comuni commissariati per mafia, alle città sull’orlo del fallimento per cattiva gestione, ai furbi del cartellino, agli appalti truccati, e ai casi di corruzione dilaganti nella pubblica amministrazione.
  4. UOMINI E DONNE DI CHIESA. Anche questi vivono nella bambagia. Il Vaticano è una sorta di Little Italy dove succedono le peggiori cose, ma noi continuiamo a finanziarla con immense quantità di denaro ogni anno. Questa massa di persone, fatta di porporati, preti, suore, dipendenti del Vaticano e quanti gestiscono l’immenso patrimonio immobiliare e le attività economiche della Chiesa, sono ben pagati e vivono benissimo, direi. Questa categoria la definirei delle “SANGUISUGHE”, pensando alle sanguisughe che venivano impiegate per fare i salassi a fin di bene ai malati nel lontano Medioevo, ma che quasi sempre curative non erano. Anche questa categoria non crea ricchezza per il Paese, giacché tutti gli introiti delle attività del Vaticano finiscono nella casse del Vaticano, che non paga nemmeno l’IMU su quegli immobili, e in più usufruisce di finanziamenti annuali enormi da parte nostra.
  5. DISOCCUPATI. Questa categoria sta crescendo a dismisura, per quanto i vari governi cerchino di nasconderci i dati reali sull’occupazione. Ecco che i lavoratori in cassa integrazione, ad esempio, sono conteggiati come occupati, ma tutti sanno che non lo sono, e che nel 95% dei casi non rientreranno più in azienda, perché le aziende in crisi quasi sempre finiscono per fallire. Poi ci sono quelli che lavorano solo una o pochissime settimane in un anno, e che anch’essi vengono ora conteggiati come occupati per tutto l’anno. Capite bene che, aggiungendo a questi i lavoratori precari e sottopagatissimi e/o in nero, la massa dei disoccupati è enorme. Questa categoria la definisco dei “MARTIRI”, giacché stanno pagando loro, ingiustamente, il prezzo per tutti, individualmente, nell’ambito familiare (si distruggono famiglie quando non entra più un soldo a casa) e nell’ambito sociale. Questa categoria non crea ricchezza per la collettività, è evidente, giacché il loro potere di acquisto crolla drasticamente, per un po’ di tempo usufruiranno del sussidio sociale e poi… e poi niente, poi inizieranno a corrodere i loro risparmi.
  6. LAVORATORI NORMALI. Qui vi stanno i lavoratori del “vecchio mondo”, dico io, cioè quelli che ancora resistono all’interno di aziende che continuano a produrre come un tempo, e che godono di qualche diritto in più perché agganciati ai vecchi contratti, dove ancora l’art. 18 era rispettato. Finalmente posso dire che abbiamo una categoria che crea ricchezza per il Paese. Ma vedete?! Vedete che per creare ricchezza siamo dovuti finire nella vecchia categoria degli imprenditori responsabili e di valore e dei lavoratori del “vecchio mondo”? Non è un caso! Questa categoria la chiamo, quindi, dei “SOPRAVVISSUTI”, e mi auguro che a lungo restino tali, e non finiscano travasati anche loro nelle categorie 2 e 5 rispettivamente, e cioè quelle degli imprenditori-emigranti e dei disoccupati.
  7. MAFIE. Questa è la categoria paradossale che si viene a creare quando un Paese si riduce come l’Italia. Provo disgusto per la Mafia in tutte le sue forme. La Mafia è una “prevaricazione violenta”, ma non necessariamente attraverso omicidi e minacce, e prima lo capiremo e prima la mafia morirà. Mi disgusto, quindi, in egual maniera di fronte al servizio battezzato dalla Iene “La Mafia dell’Antimafia”, e mi disgusto dinanzi a “Mafia Capitale”, anche se per i giudici non è mafia, dove non vi sono né omicidi né minacce, a dimostrazione di quanto ho detto prima. Detto questo, dico una cosa che fa venire i brividi addosso a me per prima: questa categoria genera in prima battuta ricchezza per il Paese. Poi lo porta al macero, però. Spiego la mia affermazione. La Mafia, a differenza degli alti finanzieri di cui alla categoria 1, ha bisogno di ripulire il denaro sporco, mentre i finanzieri no, perché il loro denaro è ritenuto pulito. Ecco che la mafia deve investire in attività produttive, altrimenti il denaro dei proventi per droga, smaltimento rifiuti tossici, etc. rimane sporco e non utilizzabile, oltre che facilmente rintracciabile. Così i mafiosi hanno fame di appalti pubblici d’ogni tipo, dall’edilizia alla sanità, dalla gestione degli immigrati alla costruzione e gestione di immensi centri commerciali, parcheggi, etc. E danno lavoro. Orribile? Certo, ma al tempo stesso è innegabile che dal punto di vista economico arricchiscano il Paese. Qual è il prezzo da pagare per la collettività in cambio di lavoro creato dai mafiosi? Beh, una corruzione delle istituzioni senza fine, infrastrutture pubbliche realizzate malissimo, o a carissimo prezzo o mai terminate, il Paese che finisce nelle classifiche mondiali assieme ai peggiori Paesi del mondo. Noi stiamo con la Romania, la Columbia e i Paesi più sperduti dell’Africa per corruzione. E poi? E poi si paga con un immobilismo istituzionale terrificante, perché corruzione elevatissima significa anche fare gli appalti quando si devono fare per darli a chi si devono dare (mafia). E significa, ancora, perdere il treno dello sviluppo tecnologico, informatico e infrastrutturale nel Paese, per non parlare della morte della meritocrazia, che non esiste quasi più in Italia. Questa categoria non ha bisogno di soprannomi, pertanto la chiamiamo “MAFIA”, cioè col suo nome di battesimo. Se non si sistemano in fretta le categorie dalla 1 alla 5 temo che questa categoria si riempirà sempre più di persone.
  8. PENSIONATI. Questi ex lavoratori stanno solo percependo quello che gli spetta, è evidente, ma non dimentichiamo che in questa categoria vi stanno anche i baby-pensionati, cioè persone che sono andate legalmente in pensione legalmente con solo 11 anni, 6 mesi e 1 giorno di lavoro, e che stiamo mantenendo da moltissimi anni. Ecco, economicamente parlando, è evidente che anche questa categoria non genera ricchezza per il Paese, perché è concepita come un costo angosciante per l’INPS e per tutto lo Stato. Teniamo presente che l’Italia è il secondo Paese al mondo per longevità, e capiamo tutti cosa significa ciò per le casse dello Stato, da cui la facile strada dell’aumento dell’età pensionabile inserito in Costituzione, addirittura, perché tale incremento – pari a tre mesi ogni anno – avvenga automaticamente anno dopo anno. Questa categoria la chiamiamo dei “MORTI VIVENTI”, e lo faccio con riferimento a chi percepisce delle pensioni vergognose, che li pone ai limiti della povertà.
  9. MAGHI & SETTE PSICO-RELIGIOSE. E lo so che stai pensando: “Hagar, ma che c’entrano i maghi e le sette psico-religiose con questo discorso?” C’entrano se è vero che 13 milioni di italiani si rivolgono ai maghi, se in Italia si contano oltre 500 sette, e se il giro d’affari è di ben 4,5 miliardi di euro l’anno, come riportato dal quotidiano Interris nell’articolo: 13 milioni di italiani si rivolgono a 150 mila maghi C’entra se dal 9 Aprile 1981 è stato eliminato il reato di plagio e manipolazione mentale in Italia, e se, come riporta il libro “Nella Setta” di Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni, ben 4 milioni di italiani sono attualmente vittima di questi ciarlatani pericolosissimi. Parliamo di milioni di italiani ridotti al lastrico e con la vita distrutta il più delle volte. C’entra se è vero che molte di tali sette si presentano alle potenziali vittime come associazioni culturali e scuole di formazione, come riportato nell’articolo de Linkiesta: Altro che satanismo, la vera emergenza sono le psico-sette. C’entra se la comunità antisette ha ricevuto oltre 2400 richieste di aiuto solo nel 2018, come riportato nell’articolo di Today: Dal satanismo alle psico sette: è boom di richieste di aiuto. Possiamo quindi dire, senza ombra di smentita alcuna, che questa categoria non genera ricchezza per il Paese. Come la ribatteziamo? Io propongo: “INFERNO”.
  10. NUOVI LAVORATORI. Qui arriva il bello. Chi sono i nuovi lavoratori? Beh, sono gli influencer, gli opinionisti, i rappers e gli youtubers. Agli youtubers faccio i miei complimenti, perché sono dei disoccupati che non se la sono data per persa, che hanno reagito. Potevano riempire uno zaino e andar via dall’Italia, potevano fare qualsiasi cosa, ma il punto chiave è che non hanno gettato a terra la spugna, ma hanno reagito. Qual è il problema? Il problema è che ogni giorno sorgono decine o centinaia di nuovi youtubers, che vengono pagati da Google – proprietaria di YouTube – in funzione del numero di followers, della durata delle visualizzazioni, etc. Se, però, gli youtubers e le tasse aumentano, e contemporaneamente i lavoratori e i salari diminuiscono, è evidente che le aziende che investono in pubblicità lo faranno sempre meno, perché sono anche loro a rischio chiusura, come hanno già chiuso ben un terzo delle aziende italiane, e perché il potere di acquisto del popolo italiano andrà diminuendo sempre più nel tempo. Cosa accadrà presto? Io ritengo che accadrà che anche YouTube pagherà meno gli youtubers, fino a che darà loro una miseria. E se questo dovesse accadere… beh, è evidente che questi nuovi lavoratori finiranno per unirsi, loro malgrado, ai lavoratori-poveri, ai disoccupati, agli schiavi di cui parlavo prima. Quanto durerà questa manna googleiana? Temo altri 3 o 4 anni e non di più, . Seguendo le logiche di mercato, YouTube non potrà che invertire la rotta rispetto a quanto fatto finora, perché più aumenta l’offerta di Youtubers, e più calerà il prezzo; più si ridurranno le entrate pubblicitarie perché l’economia reale è in crollo e più ridurrà ancora di più i compensi agli youtubers. Anche questa categoria non crea ricchezza per il Paese, ma sta almeno dando sussistenza e un briciolo di speranza a un po’ di persone. Come la chiamiamo? Direi “AVAMPOSTO”, giacché se cadono anche loro… forse ci ritroveremo davvero mezza Italia in piazza a protestare per il lavoro.

Mi fermo qui, ho solo omesso il popolo delle P. IVA fasulle, che però rientra, per me, fra i lavoratori-poveri e precari, eccezion fatta per i grossi professionisti, che invece stanno bene o benissimo. Questi ultimi rientrano nella categoria dei lavoratori del “vecchio mondo”.

Se solo si facesse questa analisi, si comprenderebbe che l’Italia è necessariamente ad un passo dal baratro.  Ma voglio dare al mio lettore/ascoltatore una bellissima notizia: “Dopo aver toccato il fondo, c’è sempre la risalita. E quando un Paese risorge dal baratro chi vince, insegna la Storia, è sempre il popolo e non chi quel popolo l’ha portato al baratro”.

Vostra, Hagar