La Creatività

In I miei Editoriali, Timbro e firma by Hagar Lane

Su Quora mi hanno chiesto da cosa dipenda la CREATIVITA’, e io ho risposto QUI. Quella risposta, ampliata e sistemata, ho deciso di inserirla nella categoria “SCRIVERE” dell’Hagar Blog, anziché in “Quor di Hagar”, giacché la creatività è un tema molto caro a chi vuole scrivere romanzi.

Leggendo qui di seguito i sei spunti di riflessione che ho scritto sulla creatività, capirete che mai una come me si presterebbe a insegnare a qualcuno come sviluppare la propria creatività stando chiusi dentro un’aula. Ritengo che l’errore più grosso che si faccia al riguardo sia concepire la creatività artistica come qualcosa di separato da tutto il resto, quindi impartibile come insegnamento al pari della matematica e della fisica. Per me, invece, che la creatività ha a che fare con l’intero nostro essere, col modo in cui stiamo al mondo e affrontiamo la realtà, soprattutto quando ci viene incontro offrendoci delle “bellissime” e “dorate” gabbie mentali nelle quali entrare e restare fino alla morte.

Da cosa dipende la creatività? Ecco sei spunti di riflessione per lo scrittore in erba che sta pagando un corso per sviluppare la propria creatività o sta pensando di pagarlo. FERMATI! Leggi prima cosa ho scritto, rifletti e poi decidi se è meglio investire risparmi e tempo libero in un corso sulla scrittura creativa o piuttosto su un meraviglioso, divertente, caldo, avvolgente, eccitante e utilissimo corso di sommelier. Cosa farei io al tuo posto? Non ho dubbi al riguardo: mi scolpirei in testa le parole che Hagar ha scritto qui di seguito e poi farei subito uno spumeggiante e barriqueoso corso di sommelier. Sei astemio? Allora: impara a scrivere con la mano sinistra, o riempi uno zaino e parti all’avventura per 2 mesi in un Paese straniero, o ancora studia le materie a modo tuo e non seguendo più i libri di testo scolastici (questi limitano il senso critico in modo vergognoso), o pratica un nuovo sport, o dimagrisci e medita, o RIBELLATI alle cose storte che vedi e impara ad andare sempre in profondità nelle cose. Sono milioni le attività che si possono fare per sviluppare la propria creatività, e tutte hanno come radice la parola “SFIDA(TI)!” Vuoi comunque fare un corso di scrittura creativa? Accomodati pure, ma non dire che Hagar non ti ha avvisato.

  1. Emisfero destro del cervello, detto anche “emisfero femminile”. L’emisfero cerebrale sinistro è analitico e razionale, quello destro è, invece, creativo, perché agisce seguendo l’intuito, non è verbale e trascende lo spazio e il tempo. Che fare? Gli uomini dovrebbero potenziare l’uso dell’emisfero destro del cervello, e le donne, che geneticamente hanno più sinapsi attive in quell’emisfero rispetto al sinistro, dovrebbero spezzare le catene che si portano in testa da 2000 anni e gettare il cuore oltre l’ostacolo. E gli omosessuali? Beh, sono i più fortunati in tal senso, perché geneticamente sono predisposti a usare anche loro molto più solo l’emisfero celebrale corrispondente al proprio sesso biologico ma, essendo omosessuali, si ritrovano poi spontaneamente nella vita a potenziare l’emisfero opposto, da cui il raggiungimento della vera creatività, che è l’utilizzo armonico di tutto il cervello. Questo, direbbe un radiologo, si manifesta come presenza di molte piste neurali anche orizzontali, cioè che vanno dall’emisfero destro a quello sinistro e viceversa. Se una gran quantità di artisti erano o sono omosessuali, un motivo c’è, ed io ritengo che sia quello che ho detto, neurologicamente parlando. Ricordo che il fatto che le donne e gli uomini utilizzino spontaneamente molto più solo uno dei due emisferi cerebrali, non è una cosa naturale, poiché la natura non ci ha creati per usare solo mezzo cervello, così come gli uomini non usano solo il braccio sinistro e le donne solo quello destro, o solo un rene e un polmone ciascuno. Ma nell’uso del cervello… sì, ci siamo castrati mezzo cervello nel tempo, sia uomini che donne, e di questo c’è da dire “grazie” soprattutto alla chiesa. La menomazione cerebrale – non saprei come meglio definirla – l’abbiamo creata noi umani, non la natura! E lo abbiamo fatto attraverso l’esercizio di una violenza inaudita contro noi stessi, che si è perpetrata ininterrottamente per secoli e millenni, fatta di imposizioni e regole sociali mostruose volte a separare minuziosamente ciò che doveva e poteva fare un uomo da ciò che doveva e poteva fare una donna. Tali regole sociali si sono impresse nel tempo nel nostro DNA, fino a trasformarsi in una vera e propria menomazione alla nascita in tutti noi, perché se usiamo spontaneamente molto di più solo uno dei due emisferi cerebrali… è evidente che siamo gli esseri più menomati della Terra.
  2. Corpo. Le esperienze si devono vivere, non leggere o ascoltare, perché le prime alimentano l’emisfero cerebrale destro, mentre le seconde il sinistro. Le prime diventeranno risorse utili in futuro, le seconde diventeranno paure e limitazioni mentali. Ecco che correre a perdifiato, sudare, saltare muretti, sbucciarsi le ginocchia, giocare alle bande, infangarsi, inventare giochi nuovi con quattro mollette e un gessetto, o con un pezzo di corda o un fazzoletto etc. non è la stessa cosa di stare ore ed ore davanti ad una PlayStation muovendo solo gli occhi e i pollici. È evidente che c’è un abisso. La creatività si esercita e sviluppa, cioè, usando cervello e corpo insieme: la razionalità dell’emisfero sinistro, l’intuito dell’emisfero destro e il corpo. Quest’ultimo non può essere escluso, perché ormai è chiaro a tutti che l’inconscio si esprime nel corpo, e viceversa. Nel nostro inconscio vivono i Demoni, nel senso platonico del termine, cioè i nostri talenti. Se vogliamo che escano fuori, riconoscerli e realizzarli, dobbiamo agire sul cervello e sul corpo insieme. Non tutti amano usare il proprio corpo ma, se si vuol sviluppare la creatività, io suggerisco di ripartire dal corpo, anche se non lo si è mai fatto prima (sport, meditazione, gioco, alimentazione, etc.).
  3. Musica. Dico musica perché è stato scoperto che chi studia musica attiva un’area del cervello ben precisa, che tutti gli altri che non studiano musica, me compresa, non utilizzano. Ecco che grandissimi scienziati avevano in comune lo studio della musica, cioè disponevano di un pezzo di cervello in più rispetto a chi non studiava musica, e la musica ha tanto a che fare con la creatività.
  4. Difficoltà. La creatività si manifesta e si sviluppa quanto più affrontiamo i problemi e li superiamo sperimentando soluzioni inedite, anche assurde. Questo significa che bisogna sfidarsi sempre. Parlo di una sana competizione con se stessi. Non sono bravo negli sport? Mi iscrivo in una squadra di calcetto o pallavolo. Non ho tanta sicurezza in me stesso? Andrò a fare judo o karate. Non so cucinare? Voglio imparare a cucinare bene. Non sono portato per le lingue straniere? Voglio imparare bene una lingua. E così via dicendo. Più ci si sfida, più ci si conosce, più si gioisce e ci si sorprende come bambini, più si impara, e più si arriva a capire che tutto è possibile. La creatività parte, infatti, dal principio che tutto è possibile. E sistematicamente dimostra che lo è davvero, in tutte le cose. Ad esempio, si riteneva impossibile costruire la cupola della Cattedrale di Firenze. E lo era davvero! Ma solo fino a che Brunelleschi non accettò la sfida. Una volta accettata, creò l’architettura, macchine di sollevamento pesi prima inesistenti, calcoli e tecniche totalmente nuove, ed ecco che costruire la cupola di Firenze divenne improvvisamente e magicamente possibile. Creatività significa fare qualcosa che non è mai stato fatto prima, non in quel modo. Ecco che per creare o imparare a creare è fondamentale non aspettare che la vita ci sfidi, ma sfidarci noi stessi per primi, continuamente.
  5. Innamoramento. Sappiamo tutti che l’innamoramento è diverso dall’amore. Ecco, io ritengo che per creare bisogna essere innamorati. Non mi riferisco solo al sentimento verso un’altra persona, ma verso qualsiasi cosa. Creare significa creare, non scopiazzare, e si crea solo quando si sente ardere in noi Eros, verso la pittura, la scrittura, la scultura, la musica, la moda, la programmazione, l’architettura, la progettazione e qualsiasi altra cosa si faccia, anche non artistica. Quando crei senti che sei in pieno coinvolgimento emotivo, cioè che sei innamorato di ciò che stai facendo. Che fare? Innamorarsi! Innamorarsi di qualsiasi cosa, sempre. E in mancanza, immergersi nella natura. Non c’è niente di più potente come un viaggio in mezzo alla natura per rigenerare corpo e anima in modo che io definisco “magico”. La natura, infatti, ha il potere di far innamorare di sé chiunque. Siamo in crisi? Ripartiamo dal corpo e dalla natura, e non sbaglieremo.
  6. Istruzione e Ribellione. Non mi riferisco a lanciare pietre contro le finestre, ma alla sana ribellione – o quantomeno messa in discussione – dello status quo, di tutto quanto è stato normato. In questo hanno un ruolo importantissimo i professori, dalle elementari all’università. Tutti sappiamo che ci sono professori che vogliono che si ripeta come pecore ciò che dicono loro o che sta scritto nei libri di testo, ed altri, al contrario, che stimolano il senso critico dei ragazzi, la fantasia e la libertà espressiva, qualsiasi sia la materia che insegnano. I primi amputano mentalmente i giovani in un modo che per me è insopportabile da vedere, mentre i secondi ne potenziano le capacità creative al massimo. Se moltissimi dei grandi scienziati, anche oggi, escono da università prestigiose, un motivo c’è, ritengo. Attenzione! Non escono più preparati, perché una persona può essere preparatissima e non scoprire o inventare nulla nella sua vita. Il punto è che le università prestigiose sono ricche di professori geniali, e cioè che per definizione stimolano gli studenti a usare moltissimo la creatività (qualcuno, fortunatamente, è presente anche in università più umili). Quando si ha professori castranti, diviene fondamentale la ribellione, almeno dentro di sé, cioè il rifiuto della formazione che è chiaro ammaestramento e divenire noi professori di noi stessi. L’elenco degli scienziati geniali ribelli, considerati dalle istituzioni scolastiche dei “ritardati mentali”, è molto lungo e noto ai più. Ebbene, quell’elenco basta, per me, per capire quanto importante sia non permettere a nessuno di ingabbiarci mentalmente, inculcandoci forme di apprendimento dannose per il cervello, o obbligandoci a vivere in gabbie culturali e sociali millenarie che ci portano a diventare esseri “non umani”, infelici e infinitamente inferiori agli animali.