I Fasci Siciliani e la Mafia

In La Voce di Hagar, Timbro e firma by Hagar Lane

L’affermazione che segue mostra quanto a volte possa essere lunga l’attesa della verità.

Solo i Siciliani hanno combattuto la Mafia

In questo caso la verità storica sulle origini della Mafia, e su come hanno reagito i siciliani, ha dovuto attendere oltre un secolo prima di essere divulgata al grande pubblico, sebbene mi giocherei la testa che ancora oggi il 90% degli italiani non sa come siano andate le cose; forse perché, come ha dichiarato la regista Nella Condorelli in un’intervista: “I Fasci Siciliani sono stati censurati da quasi tutti i libri di scuola”.

La mafia era un fenomeno che riguardava tutta Italia, sia chiaro. Non solo la Sicilia! Ma i siciliani sono stati gli unici a protestare, a battersi fino alla morte. Morte che non è giunta per mano della mafia, ma per mano dello Stato Italiano. E’ chiaro che se perdi la battaglia… è proprio nella terra dei rivoltosi sconfitti che il vincitore – la mafia in questo caso – costruirà il suo quartier generale.

La verità sui siciliani e la mafia è stata ribaltata di 180°, nel tentativo di nascondere una verità che definire “scandalosa e terrificante” è poco. Parlo di una verità paragonabile per gravità alla Trattativa Stato-Mafia di cui tanto, o poco, si parla oggi.

Il primo Sindacato in Italia l’hanno creato i siciliani. L’intero popolo dei lavoratori siciliani, organizzatosi in cosiddetti “fasci”, con donne e bambini in testa ai cortei, si è battuto fino alla morte contro la mafia, a quel tempo rappresentata dai signorotti (feudatari, ma non solo). Purtroppo, a differenza di quanto accadde coi Vespri Siciliani, quando gli Italiani tutti si unirono ai siciliani per cacciare dall’Italia l’esercito francese – all’epoca il più potente della Terra e, manco a dirlo, al servizio del Papa – nel caso dei Fasci Siciliani l’Italia non si unì alla lotta portata avanti dai siciliani per vedersi riconosciuti dei diritti come lavoratori e dei salari meno miserevoli di quelli che percepivano.

E fu così che Crispi dichiarò Stato di Assedio alla Sicilia, che significa fare guerra ai siciliani, definiti “nemici dello Stato Italiano”.

Le forze dell’ordine, inviate in spedizione in Sicilia, pure dai campanili delle Chiese spararono all’impazzata contro folle di persone inermi, disarmate, e massacrarono uomini, donne e bambini. Chi non morì, finì i suoi giorni in carcere.

Dal giorno in cui lo Stato Italiano massacrò i siciliani, che si stavano battendo CONTRO la Mafia – NON contro l’Italia – la mafia acquisì la “licenza di uccidere” che prima non aveva. Fu da allora che la Mafia iniziò a uccidere, perché capì, grazie a Crispi, che si poteva e si doveva uccidere chi protestava.

Dopo lo scioglimento forzato dei Fasci Siciliani, venne sospesa la democrazia in Sicilia e fu imposto il regime militare, cioè una feroce dittatura, finché i siciliani hanno capito che non aveva senso lottare contro la mafia, dal momento che il problema non erano i mafiosi – ai quali avevano già fatto chinare la testa proprio a Corleone – ma l’intero Stato italiano.

Qui di seguito vi linko un film-documentario che definisco “straordinario sotto ogni punto di vista”. E’ un film di grande potenza comunicativa, rara bellezza e originalità, e racconta tutta la verità su Sicilia, Mafia e Governo dello Stato Italiano al tempo di Crispi.

Sto parlando di “1893 L’inchiesta”, della regista siciliana Nella Condorelli.

Si dice che la Storia la scrivano i vincitori, ed è vero, ma solo fino a che non ci sono in giro giornalisti alla Adolfo Rossi, liberi di raccontare le cose per come stanno, e registi come Nella Condorelli, che creano documentari potenti come questo film. Con queste persone, alle quali dobbiamo un’infinita gratitudine, la Storia cessa di essere quella scritta dai vincitori e, per magia, torna a essere quella scritta dalla VERITA’.