Perché la letteratura italiana nel mondo non è considerata?

In I miei Editoriali, Timbro e firma by Hagar Lane

DOMANDA: Perché la Letteratura italiana moderna non ottiene riconoscimenti internazionali?

Inserisco questo post in “Quor di Hagar” ma anche in “Scrivere”, perché ritengo che uno scrittore debba prendere le distanze dallo stile letterario italiano, che tanti capolavori ha donato al mondo, ma che ora è obiettivamente “superato”. Riporto la risposta che ho dato su Quora, ma molto più ampliata.

Ecco i 10 motivi che mi vengono subito in mente per spiegare come mai la letteratura italiana moderna non riceva alcun riconoscimento a livello internazionale.

  1. Perché la letteratura italiana ha smesso da molto tempo di essere moderna. Il numero di romanzi dove si fa uso di un linguaggio “poetico e ricercato” abbondano ancora in Italia, sebbene quello stile sia di una pesantezza tanto allucinante quanto evidente, almeno per me. Suggerisco di ascoltare un audiolibro per capire che cosa intendo dire: il capolavoro di Bram Stoker, DRACULA. Lo avete ascoltato? Bellissimo, vero? Ebbene, Dracula è un romanzo del 1800, ma potrebbe tranquillamente essere dei giorni nostri, non è vero? Il motivo è che il linguaggio dello scrittore è incredibilmente fresco, scorrevole e moderno, ma al tempo stesso raffinatissimo. Ecco, la letteratura italiana è spesso lontanissima dalla modernità, perché usa uno stile opposto a quello da me portato come esempio con Dracula.
  2. Perché le case editrici italiane sono mantenute da troppo tempo (finanziamenti pubblici all’editoria). Questo ha fatto sì che si adagiassero sugli allori anziché andare giorno e notte a caccia di talenti. Hanno pubblicato, così, sempre più i soliti quattro scrittori noti, comprato i diritti di traduzione di successi esteri e riempito il resto degli scaffali con biografie di personaggi famosi e saggi scritti da giornalisti noti al pubblico televisivo. Manca allora la merce eccellente da offrire all’estero, perché non è cercata dalle case editrici e offerta nemmeno ai lettori italiani. Gli editori non sono più definibili “imprenditori”, giacché non rischiano più nemmeno un euro. Creano ogni anno un catalogo libri a bassissimo rischio, con un minimo, cioè, di vendite garantite da quei quattro soliti scrittori di sempre, e fanno ragionamenti e scelte che nulla hanno a che vedere né con la qualità dei libri né con la loro vendibilità all’estero.
  3. Perché in Italia vige una forte censura, velata, certo, ma proprio per questo insidiosissima e difficile da sradicare. La censura nel mondo letterario viene esercitata ignorando totalmente testi di grande pregio e importanza, e questo partendo dall’estrema destra e arrivando all’estrema sinistra, per intenderci. Due esempi su tutti sono, per me, i libri-inchiesta di Nuzzi e Fittipaldi, che nelle loro conferenze hanno entrambi raccontato di essere stati pubblicizzati praticamente da tutti i giornali del mondo, ma in Italia nessun giornale ha scritto una sola riga sui loro libri. Sarebbero rimasti, cioè, totalmente ignorati e invenduti i loro libri – e stiamo parlando di due giornalisti famosissimi – se non avessero subito il processo che hanno subito in Vaticano, rischiando fino a 7 anni di galera. Nuzzi e Fittipaldi sono l’emblema del fatto che il mondo che ruota attorno ai libri – giornali, radio e televisioni tutte – è fortemente pilotato da alti poteri, sui quali troneggia il Vaticano.
  4. Solo negli ultimi anni le case editrici italiane hanno iniziato a vendere dei diritti di traduzione di romanzi italiani. Che romanzi? Quasi esclusivamente thriller. Gli editori italiani sperano ora di far soldi NON con la vendita dei libri, ma con la vendita dei diritti di traduzione all’estero e di quelli cinematografici in Italia. Le case editrici italiane puntano quasi tutto, ormai, su libri che narrano storie facilmente convertibili in film, a basso o bassissimo costo ma con buone possibilità di successo (classici film tv col commissario per bene come protagonista), ossia proponibili alle case di produzione cinematografiche italiane. Ecco che ultimamente si sono concentrate nella pubblicazione di raffiche di thriller, perché sono i più facilmente trasformabili in film a basso costo. Una delle conseguenze di questo modo di agire, più da disperati ignoranti che da illuminati strateghi del settore editoriale, è che i romanzi fantasy, di fantascienza e ancor più gli storici, sono ormai quasi sempre rifiutati dalle case editrici italiane, e poco importa se sono dei capolavori. Il motivo è che non esistono grandi case di produzione cinematografiche nel nostro Paese, in grado di investire le immense quantità di denaro che i film fantasy richiedono, o i film gli storici o ancora i film di fantascienza, pertanto i nostri editori non potrebbero vendere i diritti cinematografici di tali romanzi a nessuno dei produttori italiani. Men che mai credono di poterli vendere all’estero, perché solo da poco hanno iniziato a credere di poter vendere qualche diritto di traduzione. Sulle vendite di diritti cinematografici all’estero, infatti, stiamo praticamente a zero, eccezion fatta per Il Commissario Montalbano, Gomorra e altre rare eccezioni.
  5. Una delle accuse che viene fatta ora alle case editrici italiane è che i personaggi dei romanzi che pubblicano, scritti da scrittori italiani, ricalcano SEMPRE stereotipi vecchi e stravecchi: non ci sono mai personaggi protagonisti neri o gialli, per capirci, vecchi o malati, di religione diversa dalla cattolica, gay o di altra nazionalità, donne che di mestiere fanno le grandi manager o i militari. Le stesse case editrici italiane, però, sbavano per acquistare i diritti di traduzione di best seller di altri Paesi dove gli stereotipi vengono sistematicamente rotti. Come mai? Beh, perché quasi tutti i successi internazionali rompono, per definizione, gli stereotipi, perciò o gli editori italiani si mangiano quella minestra o si possono buttare dalla finestra. L’importante, ovviamente, è che a scrivere quei libri siano comunque sempre e solo scrittori stranieri e non italiani, perché se fossero italiani… beh… allora si rischia di cambiare davvero la mentalità del Paese, e questo non lo vuole nessuno: né la Chiesa, né i Politici, né gli Editori, che camminano a braccetto dalle nostre parti.
  6. Perché i premi letterari italiani che noi consideriamo super-prestigiosi, come il Premio Strega, gli altri Paesi li considerano di poca o nessuna credibilità. Ormai è evidente che vincono sempre le stesse case editrici, e senza più veli i media parlano di guerra fra case editrici lasciando intendere che il maggior pregio di un romanzo rispetto agli altri non conta più di tanto.
  7. Perché il livello culturale italiano si è talmente abbassato che, di conseguenza, anche l’offerta non può che abbassarsi, altrimenti non si vende. Ecco che se le barzellette di Totti stravendono, sacrifico 3 romanzi stupendi, ma concentro tutte le vetrine delle librerie su Totti, e per il triplo del tempo rispetto a quello riservato a un bellissimo romanzo.
  8. Perché il mondo editoriale italiano è una casta strettissima, che non permette la nascita di nuovi editori dalla mentalità moderna, innovativa, meritocratica e internazionale. Tre o quattro editori al massimo posseggono tutte le televisioni italiane, le radio, i giornali, le case editrici e persino le società di distribuzione cinematografiche del Paese. Dove pensiamo di andare se siamo messi così? E persino tali editori sono strettissimamente connessi con la Politica, dove è risaputo che più il popolo è schiacciato nell’ignoranza e più loro posso dire e fare ciò che vogliono indisturbati.
  9. Perché l’Italia si è abituata a non investire più in cultura da decenni, e questo il resto del mondo lo vede meglio di noi. E’ cambiata l’immagine dell’Italia all’estero, e gli unici che non lo hanno ancora capito siamo solo noi. Non siamo più il faro della cultura che eravamo un tempo, per nessuno. Sempre più, invece, ci vedono come “barbari”, e non solo con riferimento ai musei e ai teatri chiusi, ma a tutto ciò che riguarda la cultura, e quindi anche alla letteratura.
  10. Perché la scuola italiana è ancora tra le migliori del mondo, ma in ambito scientifico. Nel settore umanistico facciamo ridere i polli da tempo. Nelle scuole non si insegna più a riflettere e sviluppare il proprio senso critico (leggi: diventare cittadini mentalmente liberi), e men che mai si studiano e sperimentano nuovi linguaggi di comunicazione. Non si insegna a leggere e non si insegna la Storia vera. Men che mai si insegna a scrivere. La creatività e la libertà sono bandite da tempo dalle scuole italiane, come avessimo sempre un sottogoverno catto-fascista al potere. Abbiamo assistito di recente alla sospensione di una professoressa siciliana che aveva semplicemente fatto mettere a confronto ai ragazzi il registro comunicativo di Salvini con quello di Benito Mussolini: attività fondamentale, questa, per capire come si creano le metafore nei romanzi, apprendere quali sono le regole base della comunicazione e per capire cosa significa il detto “corsi e ricorsi storici” all’atto pratico. Abbiamo assistito qualche anno fa alla denuncia per corruzione di minori fatta da “ProVita” e “Giuristi per la vita” contro due professori rei di aver fatto leggere ai ragazzi un romanzo di Mazzucco dove si parlava dell’amore fra due giovani calciatori. A manifestare contro tali professori c’erano fuori dalla scuola anche gruppi di estrema destra. Ebbene, davvero pensiamo che una scuola sempre più imbavagliata come quella italiana (per volere di certi gruppi di potere catto-fascisti che non sono mai morti in Italia) possa favorire lo sviluppo della creatività, del senso critico e dell’amor di verità che contraddistinguono da sempre e ovunque i grandi scrittori?