Cavalier Hak e il Tempo

In *Articoli, Cavalier Hak, I miei Editoriali, Timbro e firma by Hagar Lane

Ho risposto ad un’interessantissima domanda fattami su Quora, prima in generale, poi prendendo con riferimento Cavalier Hak.

DOMANDA: Quando scrivi un romanzo, lo scrivi in ordine cronologico?

Sì e No. Il tempo è all’origine di tutte le nostre illusioni. Il meccanismo di causa-effetto esiste, ma esiste anche quello inverso, cioè: non è un evento del passato che genera un evento ad esso collegato nel futuro (principio della fisica classica), ma è anche vero che le nostre emozioni, i nostri sogni e desideri, belli e brutti, creano la nostra realtà futura, che poi ci torna indietro (principio della fisica quantistica).

Fuori da questa dimensione, il tempo non esiste, e passato, presente e futuro convergono e convivono insieme. Nel nostro inconscio, ad esempio, è così, tant’è vero che noi ricordiamo solo frammenti di sogni che seguono la linea temporale alla quale siamo vincolati a livello cosciente, ma in realtà il sogno è intriso di passato, presente e futuro insieme, come anche delle nostre emozioni, che disegnano i sogni.

Se ci posizioniamo a metà tra i principi della fisica classica (tutti veri nella dimensione macroscopica e materiale) e quelli della fisica quantistica (tutti veri nella dimensione microscopica e non materiale), finiamo in mezzo ai principi della fisica della relatività ristretta, che ci spiega che non si deve parlare di tre dimensioni spaziali e una dimensione temporale come se lo spazio e il tempo fossero cose diverse. Ci dice che si deve parlare di spaziotempo, scritto proprio così, con una sola parola, perché il tempo è assimilabile ad una quarta dimensione spaziale, cioè il tempo è “equivalente ed omogeneo allo spazio”.

Nei buchi neri, che di recente sono stati fotografati per la prima volta, il tempo va a zero, ad esempio. Questo ci fa capire già che il Tempo non esiste ovunque nell’universo, se consideriamo che l’universo comprende in sé moltissimi buchi neri di dimensione enorme.

Per capire molto sul Tempo consiglio di guardare il meraviglioso documentario della National GeographicL’illusione del Tempo.

Nel mio romanzo, e in tutti quelli che verranno, ho giocato col tempo, perché la linearità del tempo è un’illusione, alla quale nella vita materiale pure io devo attenermi, ovviamente, pur essendo consapevole del fatto che è un’illusione. Ecco che all’inizio del Libro Primo ho inserito due anni insieme, uno dell’Alto Medioevo e l’altro del Basso Medioevo, così come all’inizio del Libro secondo ho inserito un anno del Basso Medioevo e uno del Rinascimento. Perché ho preso due archi temporali e lì ho ristretti al punto da farli convergere in un unico momento, dentro il quale ho poi narrato la storia, e l’ho fatto per ben due volte, con due archi temporali diversi? Per tre motivi:
  1. Per dire che la storia l’ho scritta in forte contatto con il mio inconscio. Ed espressamente dico all’inizio del Libro secondo: “In questa storia il tempo è contratto e lo spazio condiviso”.
  2. Perché è stato uno stratagemma letterario per indicare al lettore che tanto nel Libro primo quanto nel Libro secondo metto a raffronto sue diverse epoche storiche. Il passaggio tra un’epoca storica e un’altra, infatti, non dura qualche anno, ma a volte, e soprattutto in passato, durava molti decenni quando non un secolo. Durante quel periodo, come anche oggi sta accadendo, vivono e si scontrano due mondi completamente diversi, perché diversissimo è il modello sociale al quale fanno riferimento e che cercano di far dominare sulla Terra.
  3. Ho capito, grazie ai miei studi sul Tempo, come potessi a livello letterario tradurre il tempo in spazio e viceversa, giacché spazio e tempo sono grandezze equivalenti e omogenee. Ho pensato che il modello sociale dell’Europa del Nord potrebbe essere quello dell’Italia nel 2150, come il modello sociale di alcuni Paesi poveri potrebbe diventare uguale a quello italiano fra 50 o 100 anni. Voglio dire che abbiamo uno stesso calendario noi e gli svedesi, noi e gli iracheni o noi e gli arabi dell’Arabia Saudita, siamo divisi spazialmente, ma volendo, in termini sociali e di coscienza, posso anche pensare quei Paesi come lontani temporalmente. Ecco che l’Italia è nel 2020, la Norvegia è come se fosse nel 2180 e l’Arabia Saudita nel 1800, prendendo come sistema di riferimento l’Italia, e non in termini assoluti. Di assoluto, infatti, non c’è niente a questo mondo, e men che mai il tempo. Tieni conto che persino l’assolutezza delle leggi fisiche contemplate dalla relatività generale sono crollate in un certo qual modo quando è sorta la teoria delle stringhe e degli universi paralleli.
  4. Per far comprendere il concetto in modo chiarissimo ti dico che in Italia, quando l’Italia non esisteva se non come agglomerato di Stati diversi, quando Firenze entrò nel Rinascimento, Milano, nello stesso momento, era ancora in pieno Medioevo. Fu così che Leonardo Da Vinci, per sfuggire all’Inquisizione che ormai lo aveva puntato accusandolo di omosessualità (accenno a questo nel mio romanzo e pongo il link del documentario che ne narra la vicenda), decise di trasferirsi a Milano. Si è spostato nello spazio? Certamente, ma concettualmente è anche come se si fosse spostato nel tempo, tornando al Medioevo, dove c’era molta meno persecuzione che nel Rinascimento.

Così la mia narrazione è, per forza di cose, svolta lungo una linea temporale, ma con quel gioco sul Tempo che ho fatto e di cui ti ho parlato sopra.

Ho scelto di fare così perché per me era fondamentale non scrivere un romanzo in una ben precisa epoca storica, ma in tre epoche storiche diverse, che convergono e si scontrano a due a due, giacché ritengo essere il modo più potente per mostrare in cosa la società è cambiata passando dall’Alto al Basso Medioevo e dal Basso Medioevo al Rinascimento.

Chiaramente, così facendo, i miei personaggi sembra che vivano per secoli. Ma comprendi ora come un fantasy lo permetta e, soprattutto come, uscendo dalla nostra dimensione materiale, sia più reale il tempo per come l’ho rappresentato io che per come siamo tutti costretti a concepirlo. Nell’infinitamente piccolo è così, in gran parte dell’universo è così, per le scienze e per le più antiche tradizioni sapienziali è così. E allora che bello giocare col tempo in qualsiasi modo nei propri romanzi.

Io l’ho fatto e, facendolo, mi sono permessa di allargare le mie possibilità nello scrivere Cavalier Hak. Conto di farlo ancora.

Vostra, Hagar